di Giuseppe Videtti
Due anni fa il reverendo Robert Brooks della chiesa episcopale di Providence, Rhode Island, negli Stati Uniti, organizzò una "U2 Eucharistic", tra altoparlanti che rilanciavano One, l'inno cantato da Bono, e i fedeli che scandivano il tempo con le mani in piena trance gospel. Ora è uscito un libro che spiega dettagliatamente la ricorrente risonanza liturgica nella musica degli U2 e ribadisce l'impegno costante di Bono nell'arte e nella vita. In The name of love (Arcana, pagg. 650, 22 euro) il giornalista Andrea Morandi racconta come il cantante sia da sempre stato influenzato dalla Bibbia, fin dagli esordi del gruppo, nel 1979. E si scopre che l'influenza delle Sacre Scritture non ha ispirato solo gli U2 dei primi anni Ottanta, in dischi come October o War, ma l'intero repertorio della band, fino all'ultimo album, No line on the horizon, in cui vengono citati il Magnificat del Vangelo secondo Luca e il Salmo 92.
"I Salmi di Davide sono le cose che continuo ad amare di più della Bibbia", ha spiegato Bono. "Quando avevo dodici anni consideravo David una rockstar, le sue parole erano per me una sorta di blues primordiali che si rivolgono senza alcun timore a Dio". Ma nelle 137 canzoni prese in esame nel volume (da I will follow, primo pezzo dell'album Boy, alla recentissima Cedars of Lebanon), oltre ai Salmi, sono molti i riferimenti alla Bibbia: ci sono l'Ecclesiaste (in The Wanderer) e il Libro di Giobbe; le Lettere di San Paolo ai Corinzi (in Gone) e l'Esodo; gli scritti del profeta Isaia e quelli di Abacuc (in Mysterious ways si parla della decapitazione di Giovanni Battista per volontà di Salomè,
Morandi azzarda con successo un'analisi comparata della versione inglese della Bibbia con i testi della band di Dublino, scoprendo, tra l'altro, che anche When love comes to town, brano scritto nel 1988 da Bono per B. B. King e pubblicato su Rattle and Hum, allude a un episodio evangelico: i soldati romani che si giocano ai dadi la tunica del Cristo sotto la croce. "Ne fu colpito perfino lo stesso B. B.", racconta Bono. "Quando gli feci leggere il testo, rimase alcuni secondi in silenzio, poi alzò la testa e mi disse: "Ragazzo, non sei un po' troppo giovane per scrivere testi così forti?"".
Non solo religione, nei testi degli U2 c'è di più: politica, filosofia, cinema, storia. Riferimenti alle teorie sulla persuasione occulta della televisione di Karl Popper, alle installazioni di Jenny Holzer che hanno ispirato la realizzazione dello Zoo Tv Tour e di Achtung Baby, ai romanzi di Flannery O'Connor e James Baldwin (strumenti per comprendere l'anima dell'America in The Joshua Tree), alle visioni di Wim Wenders e agli scritti di William Gibson (per ipotizzare il futuro preconizzato da Zooropa).
Molti i poeti citati come fonte d'ispirazione, da Paul Celan a Séamus Heaney; altrettanti i personaggi e i fatti che hanno stimolato la creatività di Bono, come Martin Luther King (a cui sono dedicate Pride e MLK), la leader birmana San Suu Kyi (Walk On) e Lech Walesa (New Year's Day). Nel repertorio degli U2 ci sono chiari riferimenti all'indipendentista irlandese dell'Ottocento John Boyle O'Reilly (Van Diemen's land), allo sciopero dei minatori inglesi del 1984 (Red hill mining town), al Salvador di José Duarte, al Cile di Pinochet e alle stragi dell'Ira di Enniskillen e Omagh.
Infine, la storia dei nostri giorni: nella recentissima White as snow, Bono racconta la guerra in Afghanistan vista attraverso gli occhi di un soldato americano che sta morendo, dilaniato da una bomba esplosa al passaggio della sua jeep. Negli ultimi minuti di vita, il militare ripensa al caro, e ormai lontano Midwest: "Nel posto da cui vengo io non ci sono colline, la terra è piatta e le strade dritte e larghe, ma adesso sono per sempre qui, in questa terra arida che rifiuta gli stranieri e i semi che piantano".
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