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venerdì 22 gennaio 2010

EL VATICANO ALABA A SU PREDICADOR BONO DE U2


No es la primera vez que el Vaticano hace referencia a Bono y sus letras tan católicas en U2. Bono siempre se ha identificado como un predicador y una vez me llegó a aclarar que como buen irlandés, tiene un buen pico para hablar de Dios, aunque le cueste más escribir, como escritor de literatura, no de letras de canciones.
Pues bien, el otro día L´Osservattore Romano, es decir, casi el boletín oficial del Vaticano, su periodico más prestigioso, volvió a lanzar las campanas al vuelo con las letras de Bono y la santidad de U2.
El articulista, Andrea Morandi, asegura que hay hasta en ‘No line on the horizon’ hay bastantes significados cristianos. Amén de referirse a God y 40, sobre todo esta última, casi como panegírico del Salmo 40.
Lo que no dice el articulista es que Bono es un fiel catalólico, como buen irlandés, pero también un fiel de Bob Dylan, que continuamente machaca la Biblia y la desmenuza para sus letras.
Bono ha seguido la misma ruta de Dylan para sus letras en U2. Hay muchas referencias biblicas. Incluso hay varias páginas webs dedicadas a eso. Quizá el problema de su catolicismo impulsa Bono a un inquietante y polémico mesiánico proceder. Pero esa es otra historia.

domenica 17 gennaio 2010

DA L'OSSERVATORE ROMANO: Re Davide? Una pop star



di Gaetano Vallini
"A dodici anni adoravo Davide: per me era come una pop star, le parole dei salmi erano poesia e lui era un divo. C'è da dire che, prima di diventare profeta e re di Israele, Davide aveva dovuto subirne parecchie: era andato in esilio e poi finì in una caverna dove fece i conti con se stesso e con Dio. Ed è proprio lì che la soap opera si fa interessante: Davide compone il suo primo blues". Detta così, ha tutta l'aria di un'affermazione irriverente. E invece questa dichiarazione fatta da Bono, il leader degli U2, una delle rock band più importanti degli ultimi trent'anni, può essere letta come una originalissima dichiarazione di fede. Una fede che peraltro emerge, a volte più marcatamente altre in modo più sfumato, in buona parte della produzione musicale del gruppo di Dublino. "Nella musica degli U2 - ha spiegato una volta Bono, al secolo Paul Hewson - ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c'è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c'era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio". Da autentico irlandese, Bono non ha mai nascosto il suo essere cattolico, ma forse non tutti, se non i fan più incalliti, sono riusciti a scovare nelle sue canzoni molti richiami alla Bibbia, dalle semplici allusioni a vere e proprie citazioni.

A guidarci in questa singolare ricerca filologica è il critico musicale Andrea Morandi in U2. The Name Of Love (Roma, Arcana, 2009, pagine 664, euro 22), un libro in cui vengono analizzati tutti i testi di Bono, dal primo album, Boy del 1980, all'ultimo, No Line On The Horizon dello scorso anno. Un lavoro interessante e sorprendente, visti i risultati: "La presenza della Bibbia nei primi dischi - afferma, infatti, Morandi - era una cosa nota. Ma che continuasse in modo persistente fino all'ultimo cd è stata una vera scoperta".
Certo, a molti giovani farà un certo effetto scoprire una così forte religiosità in una rock star del calibro di Bono e in un gruppo tanto noto e impegnato, eppure le canzoni sono lì a dimostrarlo. A cominciare dal brano "40", contenuto nel disco War, il cui testo si richiama al Salmo 40, del quale riporta alcuni versetti, con l'aggiunta della frase - How long to sing this song? "Per quanto a lungo dovremo cantare questo canto?" - ancora oggi ripetuto dalle migliaia di persone, giovani e non, che affollano i concerti della band in tutto il mondo.
Ma se "40" è un caso particolare con le sue citazioni, le tracce del sacro nei versi degli U2 sono molteplici e a vari livelli. Un disco in particolare, October, il secondo della loro carriera, è significativo in questo percorso: "Una serie di riflessioni religiose elaborate da un ragazzo di vent'anni educato da un padre cattolico e da una madre protestante", annota Morandi. Tutte le canzoni dell'album sono, infatti, impregnate di richiami biblici. Soprattutto "Gloria", il cui testo si rifà al Salmo 30, ma riprende anche l'attacco del Salmo 51, con Bono che prima grida "Miserere" e poi canta "Oh, Signore, se avessi qualcosa / Qualsiasi cosa / Io la darei a Te". E poi Rejoice titolo di una canzone ma anche parola chiave (gioia) dell'intero disco, in cui Bono si identifica con Abacuc fino a "stendere il suo personale salmo", azzarda l'autore, in cui si passa dallo scoramento dei riferimenti biografici - la prematura morte della madre in particolare, un lutto a lungo non elaborato - all'improvvisa comparsa di qualcosa a illuminare la strada che sembrava smarrita.
Dalla Genesi ai Salmi, da Abacuc all'Apocalisse - come nel brano Fire, dove le suggestioni del sesto capitolo del testo giovanneo si ritrovano nella descrizione del sole nero, delle stelle cadenti - e arrivando ai Vangeli e scoprendo che in When Love Comes to Town si narra della tunica di Gesù giocata ai dadi, o che in Until the End of the World si parla di Giuda e del suo tradimento. In Tomorrow, dopo citazioni varie si giungerebbe addirittura all'annuncio del ritorno di Gesù: "Apriti, apriti / all'Agnello di Dio / all'amore di Colui / che ridonò la vista ai ciechi / Egli sta tornando".
Per Morandi, l'opera degli U2 si propone come un percorso circolare: dall'intimismo e dalla religiosità dei primi dischi, si passa attraverso lo smarrimento di Zooropa in cui Bono "si arrende e confessa di aver perso bussola e mappe, ragioni e religione, limiti e confini" e che contiene The First Time, brano in cui, partendo dalla parabola del figliol prodigo, riflette sulla perdita della fede. E si passa anche per Pop, un disco "pieno di discussioni con Dio", alla ricerca della strada perduta, difficile da ritrovare se, come recita If God Will Send His Angels, "Dio ha staccato la cornetta" e non resta che chiedersi cosa accadrebbe se "mandasse i suoi angeli, mandasse un segno: sarebbe tutto a posto?". Fino ad arrivare a No Line On The Horizon, dodicesimo e ultimo album del gruppo, dove si ritrovano la luce e la speranza degli inizi, in particolare in Magnificent - che già dal titolo richiama il Magnificat - una lode a Dio, un "inno definitivo all'amore", come lo definisce il critico - e in Unknown Caller, dove lo sconosciuto che chiama è il Dio che salva.
"Quella di Bono è una scrittura molto sofisticata e spesso misconosciuta", secondo Morandi, per il quale l'artista "arriva a lavorare sulla singola parola come Bob Dylan e Leonard Cohen. Ma il personaggio è tanto strabordante da aver schiacciato la dimensione autoriale. Eppure solo lui e Dylan riescono a condensare la Bibbia nei tre minuti di una canzone". I temi - supportati da una musica di notevole livello - sono impegnativi, le riflessioni profonde, parlano di attualità, di problemi quotidiani, di responsabilità di fronte agli uomini e al mondo.
Non mancano richiami a scrittori cristiani celebri come Clive Staples Lewis, autore protestante molto amato da Bono, al pari della cattolica Flannery O'Connor, della quale apprezza il suo "modo di rappresentare il rapporto tra le persone comuni e Dio". Ma - aggiunge Morandi - "la cosa che rende convincente la scrittura di Bono è la sincerità con cui mette in campo una fede fatta di domande rivolte a un Dio vicino, un amico con cui si può anche litigare".
Insomma, spogliato dell'alone del successo, degli abiti di profeta del rock e di paladino di quel terzo mondo afflitto da povertà e fame, del personaggio influente e autorevole chiamato a parlare anche a consessi internazionali - si ricorda l'impegno in occasione dei concerti Live Aid in favore dell'Africa e della campagna che li accompagnò, che lo portò anche in Vaticano il 5 settembre 1999 quando ebbe un'udienza con Giovanni Paolo II - Bono resta un uomo in continua ricerca.
Una ricerca partita da Dublino nel 1980 che si conclude, per ora, e non per caso forse, nel Vicino Oriente, a Beirut, teatro dell'ultima canzone: Cedars of Lebanon. Un brano che parla di guerra, l'ennesima di quella martoriata terra. Il protagonista, un reporter, che lontano da casa, tra le miserie del conflitto, finisce per parlare con Dio: "Tu sei così alto su di me, più alto di chiunque altro/ Dove sei tra i cedri del Libano?".

DA KERKNET: Nieuwe Boek U2


BRUSSEL (KerkNet/The Guardian/CWN) – Op de dag waarop Bono, de zanger van de rockgroep U2, zich aan de hemelpoort aanmeldt, kan hij zich niet alleen beroepen op zijn inspanningen om de schuld van Afrikaanse landen te verminderen en aids en malaria te bestrijden, maar ook op de aanbeveling van ‘L’Osservatore Romano’, het dagblad van het Vaticaan. De krant besteedt deze week ruim aandacht aan het nieuwe boek van Andrea Morandi, ‘The Name of Love’, dat teksten van U2 analyseert. Volgens de krant bevat bijna elke songtekst van U2 Bijbelse verwijzingen en symboliek. Tot in het meest recente album is de inspiratie van het boek Psalmen, Habbakuk en andere Bijbelse passages onmiskenbaar. Morandi meent in ‘Magnificent’ zelfs een minder evidente verwijzing naar het Magnificat terug te vinden. Bono maakte nooit een geheim van zijn religieuze overtuiging. Zijn vader was katholiek en zijn moeder protestants. Hij en twee andere bandleden behoorden ooit tot een evangelische gebedsgroep. Doorheen de jaren raakte Bono vervreemd van de traditionele Kerken, maar steeds bleef hij zijn spirituele zoektocht voortzetten. Zijn ontmoeting met paus Joannes Paulus II, die bijzonder hartelijk verliep, kreeg wereldwijd grote media-aandacht.

DA REPUBBLICA: La Bibbia, Bono e gli U2


di Giuseppe Videtti
Due anni fa il reverendo Robert Brooks della chiesa episcopale di Providence, Rhode Island, negli Stati Uniti, organizzò una "U2 Eucharistic", tra altoparlanti che rilanciavano One, l'inno cantato da Bono, e i fedeli che scandivano il tempo con le mani in piena trance gospel. Ora è uscito un libro che spiega dettagliatamente la ricorrente risonanza liturgica nella musica degli U2 e ribadisce l'impegno costante di Bono nell'arte e nella vita. In The name of love (Arcana, pagg. 650, 22 euro) il giornalista Andrea Morandi racconta come il cantante sia da sempre stato influenzato dalla Bibbia, fin dagli esordi del gruppo, nel 1979. E si scopre che l'influenza delle Sacre Scritture non ha ispirato solo gli U2 dei primi anni Ottanta, in dischi come October o War, ma l'intero repertorio della band, fino all'ultimo album, No line on the horizon, in cui vengono citati il Magnificat del Vangelo secondo Luca e il Salmo 92.

"I Salmi di Davide sono le cose che continuo ad amare di più della Bibbia", ha spiegato Bono. "Quando avevo dodici anni consideravo David una rockstar, le sue parole erano per me una sorta di blues primordiali che si rivolgono senza alcun timore a Dio". Ma nelle 137 canzoni prese in esame nel volume (da I will follow, primo pezzo dell'album Boy, alla recentissima Cedars of Lebanon), oltre ai Salmi, sono molti i riferimenti alla Bibbia: ci sono l'Ecclesiaste (in The Wanderer) e il Libro di Giobbe; le Lettere di San Paolo ai Corinzi (in Gone) e l'Esodo; gli scritti del profeta Isaia e quelli di Abacuc (in Mysterious ways si parla della decapitazione di Giovanni Battista per volontà di Salomè,
Until the end of the world fa riferimento all'ultimo incontro tra Gesù e Giuda nell'orto del Getsemani).
Morandi azzarda con successo un'analisi comparata della versione inglese della Bibbia con i testi della band di Dublino, scoprendo, tra l'altro, che anche When love comes to town, brano scritto nel 1988 da Bono per B. B. King e pubblicato su Rattle and Hum, allude a un episodio evangelico: i soldati romani che si giocano ai dadi la tunica del Cristo sotto la croce. "Ne fu colpito perfino lo stesso B. B.", racconta Bono. "Quando gli feci leggere il testo, rimase alcuni secondi in silenzio, poi alzò la testa e mi disse: "Ragazzo, non sei un po' troppo giovane per scrivere testi così forti?"".
Non solo religione, nei testi degli U2 c'è di più: politica, filosofia, cinema, storia. Riferimenti alle teorie sulla persuasione occulta della televisione di Karl Popper, alle installazioni di Jenny Holzer che hanno ispirato la realizzazione dello Zoo Tv Tour e di Achtung Baby, ai romanzi di Flannery O'Connor e James Baldwin (strumenti per comprendere l'anima dell'America in The Joshua Tree), alle visioni di Wim Wenders e agli scritti di William Gibson (per ipotizzare il futuro preconizzato da Zooropa).
Molti i poeti citati come fonte d'ispirazione, da Paul Celan a Séamus Heaney; altrettanti i personaggi e i fatti che hanno stimolato la creatività di Bono, come Martin Luther King (a cui sono dedicate Pride e MLK), la leader birmana San Suu Kyi (Walk On) e Lech Walesa (New Year's Day). Nel repertorio degli U2 ci sono chiari riferimenti all'indipendentista irlandese dell'Ottocento John Boyle O'Reilly (Van Diemen's land), allo sciopero dei minatori inglesi del 1984 (Red hill mining town), al Salvador di José Duarte, al Cile di Pinochet e alle stragi dell'Ira di Enniskillen e Omagh.
Infine, la storia dei nostri giorni: nella recentissima White as snow, Bono racconta la guerra in Afghanistan vista attraverso gli occhi di un soldato americano che sta morendo, dilaniato da una bomba esplosa al passaggio della sua jeep. Negli ultimi minuti di vita, il militare ripensa al caro, e ormai lontano Midwest: "Nel posto da cui vengo io non ci sono colline, la terra è piatta e le strade dritte e larghe, ma adesso sono per sempre qui, in questa terra arida che rifiuta gli stranieri e i semi che piantano".

DAL TIMES: Bono and..the Bible


U2 are obsessed with… the Bible.
At least according to L’Osservatore Romano, the semi-official Vatican newspaper. In a piece published January 4, it reveals Bono’s early fascination with the Old Testament King and prophet David. At the age of 12, Bono “adored” David: “For me he was like a pop star and the words of the psalms, poetry…”He explains: "Before becoming a prophet and king of Israel, David had gone through a lot: he went into exile and in the end went into a cavern where he came to terms with God. And that is where the soap opera gets interesting: David composes his first blues,” says Bono, once an evangelical, and member of the Christian band Shalom, but now said to take a looser grasp on Church. In his do-gooding career since, he has certainly mixed with the great and the holy (check the pic above of Pope John Paul II trying his shades). Indeed, a new book just published in Italy, In the Name of Love (664 pages worth, yours for a mere 22 euro) claims the Good Book is a constant reference point throughout the entire U2 canon, from first record to their last CD. As well as ample Biblical allusion and quotes from the psalms, the book's author, Andrea Morandi finds reference to to the old Testament prophet Habakuk in Rejoice. When Love comes to Town he avers refers to the Roman guards playing with die for the seamless garment worn by Jesus, while Until the End of the World speaks of Judas and his betrayal, to cite but a few examples. Unconvinced? The Osservatore quotes Bono as saying: “In the music of U2, there are cathedrals and streets. The streets lead to the cathedrals, and while you walk there you feel nervous as if someone were following you. If you turn around no one is there. Then, finally you enter the cathedral and only then understand that someone really was following you: God.” And for additional evidence in support of Morandi’s case, here’s a link to a site listing specific Bible references in U2’s songs.. So, fact? Or a matter for individual interpretation?

DAL GUARDIAN: Rock'n'roll's answer..


di Laura Barton

When the day comes for Bono to approach heaven's pearly gates, he can rest assured that they will likely swing open. If his attempts to eradicate African debt, Aids and malaria aren't enough to earn him a halo and a pair of wings, then the U2 frontman can now also cite the official endorsement of the Vatican. In a 4 January article in the Italian-language edition of L'Osservatore Romano, the Holy See's daily newspaper, Gaetano Vallini makes the case that Bono is a true crusader for Christianity, and his lyrics a veritable treasure trove of Biblical references and allusions.

The singer has made no secret of his religious beliefs. Raised by a Catholic father and a Protestant mother, he, The Edge and Larry Mullen Jr were once members of an evangelical worship group called Shalom. Bono has since distanced himself from organised religion, in favour of a more personal spiritual path ("I'm a need-to-practice-much-more Christian," he said in an interview in 2002, "I'm uncomfortable in churches"). But that didn't stop him sharing some good times with the late Pope John Paul II, who even tried on Bono's trademark shades during one meeting – this delicious photo opportunity was duly recorded by L'Osservatore Romano.

Christians are, apparently, accustomed to seeking spiritual meaning in Bono's lyrics. According to evangelical magazine Christianity Today, "for many Christians of a certain generation, combing through the lyrics of U2 songs (nearly all of them written by Bono) in search of biblical images or references to Jesus Christ and his teachings is almost a sport".

In his Osservatore Romano article, Vallini reviews a new book by an Italian music critic who has taken that sport to the extreme. In U2: The Name of Love, published in Italy last year, Andrea Morandi laboriously extracts Biblical allusions from almost every U2 lyric. "The presence of the Bible in the first few records," Vallini quotes Morandi as saying (in my own rough translation), "was already widely known. But the real discovery was that this presence remained, right up to the most recent CD."

Morandi and Vallini both make a convincing case for seeing Bono as a defender of the faith. Like much of the 1981 album October (made when the band were still practising Christians) Gloria sounds like it's about the singer's search for God: "I try, I try to speak up/But only in you I'm complete." Morandi even hears echoes of Psalm 51 in the lyric, "Oh Lord, if I had anything/anything at all/I'd give it to you". And the track Tomorrow is as much a call to faith as that primary-school favourite Kumbaya: "Open up, open up/To the lamb of God/He's coming back/Jesus come back." Then, of course, there's The Joshua Tree's I Still Haven't Found What I'm Looking for, a hymn to spiritual yearning if ever there was one.

But what of U2's more recent, less overtly religious, output? For Vallini, it's just as liturgically relevant. His claim that Magnificent, from the band's last album No Line On the Horizon, references the Bible just because its title sounds a bit like the Magnificat (the Song of Mary) feels like an extrapolation too far. But he makes a convincing case for another song on the album, Unknown Caller, being about looking for God ("Restart and reboot yourself/You're free to go/Shout for joy if you get the chance").

So what do you think – is U2's output little more than a rock version of The Book of Common Prayer? Should an atheist steer clear of listening to them for fear of religious conversion by stealth? And which other bands' lyrics carry this kind of none-too-subtle religious message?