Da L'Adige del 27 novembre 2009
«Tutto il mondo rock di Bono Vox»
Il giornalista trentino Andrea Morandi dedica un libro ai testi delle canzoni del gruppo
venerdì 27 novembre 2009
L'AVVENIRE: «Quanta Bibbia nel rock degli U2»
Da L’Avvenire, 26 Novembre 2009.
«Quanta Bibbia nel rock degli U2»
«How long to sing this song?». Per quanto a lungo dovremo cantare questo canto? Quanti tra i ragazzi che nel 1985 intonarono questo verso centinaia di volte al Live Aid sapevano che in 40, la canzone da cui era tratto, gli U2 avevano musicato per intero il Salmo corrispettivo? Un testo sacro in un pezzo della band irlandese non è un caso e neppure isolato. Lo dimostra Andrea Morandi nel suo U2. In the name of love (Arcana), un volume che passa al setaccio per la prima volta canzone per canzone i testi di Bono, portando a galla riferimenti biografici e fonti. E arrivando a risultati sorprendenti: «La presenza della Bibbia nei primi dischi era una cosa nota. Ma che continuasse in modo persistente fino all’ultimo cd è stata una vera scoperta».
«Quella di Bono è una scrittura molto sofisticata e spesso misconosciuta» racconta Morandi «arriva a lavorare sulla singola parola come Bob Dylan e Leonard Cohen. Ma il personaggio è tanto strabordante da aver schiacciato la dimensione autoriale. Eppure solo lui e Dylan riescono a condensare la Bibbia nei 3 minuti di una canzone».
Molti dei versi analizzati sono impregnati del testo sacro, dal linguaggio e dal lessico fino a un sostrato costante di immagini e temi. La Bibbia è esplorata integralmente, dalla Genesi all’Apocalisse, passando per i Vangeli e le lettere di Paolo, senza dimenticare i profeti Isaia e Abacuc. Ma i prediletti sono i Salmi. «Per Bono Davide è la prima popstar e i Salmi i primi blues» spiega Morandi. «Lo stesso Bono sembra quasi identificarsi con lui. Davide ha un rapporto difficile con Dio, i suoi sono canti di lode e di lamento, così come molti dei salmi rock degli U2». E finisci così per scoprire dei doppi fondi nelle canzoni: «Chi l’avrebbe mai detto che When love comes to town narra della tunica di Gesù giocata ai dadi, o che Until the end of the world parla del tradimento di Giuda?».
U2. In the name of love evidenzia un percorso circolare che va dalla forte religiosità dei primi dischi, passando per la notte di Zooropa (dove The first time è una riflessione sulla perdita della fede a partire dalla parabola del figliol prodigo) e Pop, fino al ritorno alla luce degli ultimi dischi. «Tra gli altri in No line on the horizon ci sono Magnificent, brano che fin dal titolo si rifà al Magnificat, a Unknown caller, dove il chiamante sconosciuto del titolo è il Dio che salva». Il pezzo più impegnativo è Grace, il brano che chiude All that you can’t leave behind.
Il tema è nientemeno che la Grazia. È forse la prima volta che un tema teologicamente così impegnativo è al centro di una canzone pop. «Bono parte dalle riflessioni di C.S. Lewis, un autore da lui molto amato: Le Lettere di Berlicche sono ad esempio alla base di MacPhisto, il corrosivo personaggio dello ZooTv Tour». Un’altra scrittrice cristiana che ha ispirato Bono è Flannery O’Connor: «Di lei lo affascina il modo di rappresentare il rapporto tra le persone comuni e Dio».«La cosa che rende convincente la scrittura di Bono» conclude Morandi «è la sincerità con cui mette in campo una fede fatta di domande rivolte a un Dio vicino, un amico con cui si può anche litigare».
«Nella musica degli U2 – ha detto una volta Bono – ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio».
Alessandro Beltrami
domenica 22 novembre 2009
DAL 26 NOVEMBRE: THE NAME OF LOVE, UN NUOVO LIBRO SUGLI U2
Gli U2 come non li avete mai letti: dal 26 novembre arriva in tutte le librerie d'Italia un prezioso volume cartonato di 650 pagine, una sceneggiatura attraverso i luoghi e i grandi temi di un gruppo che fa parte della Storia: dalla periferia dell’Impero Britannico a New York, dalla fede all’amore, passando per Miami e Belfast fino alla fine del mondo. Il giornalista e critico musicale Andrea Morandi organizza le sue fitte e scorrevoli pagine conducendo una raffinata analisi, che si può leggere come la sceneggiatura di un film capace di raccontare la storia di quattro ragazzi partiti da Dublino e arrivati alla conquista del mondo. Il risultato è un’esplorazione inedita e approfondita dei loro testi con tutto quello che si può trovare nel backstage di 137 canzoni e 12 album: la politica e la Bibbia, l’amore e la filosofia, Jean Baudrillard e John Lee Hooker, ma anche il cinema e le arti figurative, senza dimenticare i riferimenti a personaggi come Elvis Presley, Martin Luther King, Lech Walesa, Nelson Mandela e Barack Obama. L’autore passa al setaccio tutti gli album degli U2 scoprendovi dentro Joyce, Yeats, il mito dell’America e le radici dell’Irlanda, le Trabant, il Getsemani, Raymond Carver e Charles Bukowski. Dai primi testi scritti da Bono in Boy alle riflessioni surreali di Achtung Baby!, dai lampi plastici di Pop alle visioni concettuali di Zooropa fino alle suggestioni dell'ultimo acclamatissimo album No line on the horizon: un viaggio lungo i trent'anni di vita della band più famosa del mondo. In questo blog accompagneremo l'uscita del libro con un personaggio, un film o un evento al giorno scelti tra quelli che hanno ispirato Bono. Seguiteci perché sarà un lungo viaggio, che inizia nella casa di un aspirante batterista ragazzino e che ancora non è finito.
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